Il cartone e gli altri imballaggi alimentari
Tutto quello che c’è da sapere sui vantaggi del cartone e sull’impatto climatico dei packaging alimentari.
- Ufficio Stampa
- Aprile 20, 2021
- 8:00 pm
Il contenitore per alimenti in cartone è il materiale più vantaggioso e sostenibile: perché?
Comparato a plastica e vetro, il cartone risulta essere attualmente il materiale ideale per gli imballaggi alimentari. Vediamo i motivi:
- i contenitori di cartone sono per almeno il 75% a base cellulosica, quindi riciclabili attraverso la filiera della carta; la carta è una materia rinnovabile, derivata da una fonte naturale che continua a ri-crescere in natura, gestita da filiere sostenibili certificate IFS;
- la carta è prodotta dalle foreste che, se gestite responsabilmente, sono efficaci depositi di carbonio, in quanto assorbono CO2 e rilasciano ossigeno tramite la fotosintesi;
- i cartoni per bevande hanno una delle impronte di carbonio più basse; (fonte: ACE https://www.beveragecarton.eu/about-beverage-cartons/)
- più compatto e funzionale, il packaging in cartone ottimizza lo spazio di stoccaggio e di conseguenza implica un minor utilizzo di trasporto su gomma, ergo minor inquinamento: un camion caricato con cartoni pieni trasporta circa il 95% di prodotto e solo il 5% di confezioni.
Rispetto alle bottigliette in plastica di piccolo formato, definite “acqua da passeggio”, il brick in cartone di Acquainbrick utilizza il 70% di materia fossile in meno. Le ridotte emissioni di CO2 sono quindi dovute alla minor quota di plastica di questa confezione, composta al contempo da un minimo di 70% di materia vegetale rinnovabile.
Ma attenzione, non stiamo parlando di un packaging plastic-free: stiamo assicurando che la presenza di plastica fossile è notevolmente inferiore rispetto a qualsiasi altro imballaggio alimentare sul mercato. Per altro il cartone, fornito da Tetra Pak, proviene soltanto da carta certificata FSC® (Forest Stewardship Council), ONG internazionale che definisce gli standard della gestione responsabile delle foreste e promuove la protezione ambientale, la giustizia sociale e la sostenibilità economica.
Il cartone costituisce dunque l’armatura del flacone, interamente riciclabile. La struttura multistrato è poi composta da altri elementi per poter essere funzionale, seppur con minori quantità di impiego:
- polietilene al 34%: protegge dall’umidità esterna e trattiene i liquidi; il tappo è inoltre composto da polietilene derivante dalla canna da zucchero.
- alluminio al 5%: lo strato è 8 volte più sottile di un capello umano e funge da barriera contro ossigeno, luce e batteri preservando i sapori, i valori nutrizionali e organolettici di ciò che contiene.
Plastica riciclata e vetro: le criticità
Per quanto riguarda il tema della “plastica riciclata”, oggi si sente parlare spesso di Green Pet (Rpet): alcune bottiglie sono in parte costituite da plastica già usata. Un’analisi LCA per conto della Parmalat, conferma che confrontando una bottiglia di Pet vergine con una di Pet al 50% rigenerato, l’impronta ambientale riesca a migliorare del 20%. (https://www.parmalat.it/media/Report-finale-LCA-Parmalat-rev-fin-04.05.2020.pdf) Nonostante la rigenerazione, resta il problema di ciò che non viene riutilizzato e come viene smaltito.
Un’altra alternativa al cartone potrebbe essere rappresentata dal vetro, che viene percepito come più sicuro e meglio adatto a contenere i generi alimentari. Ma la produzione del vetro necessita di silicio, quindi una fonte non rinnovabile, e di un importante utilizzo di calore. In generale possiamo dire che una bottiglia in vetro da 600 grammi ha un impatto climatico circa 400 volte in più di un brick dal peso di 30 grammi. Inoltre il suo processo di riciclo è molto più lungo: si stimano circa 700 ricicli prima di re-immettere in commercio un contenitore in vetro rigenerato.
Per tutte queste ragioni ne deriva che il materiale più virtuoso fra tutti sia il cartone.
I materiali plant-based combattono il cambiamento climatico
Come già anticipato, grazie a migliori pratiche di gestione forestale, le foreste sono in grado di produrre una maggiore resa di legno e quindi assorbire sempre più CO2 dall’atmosfera, come se il carbonio venisse “trattenuto” all’interno dell’albero.
L’impegno nel contrastare il “global warming” è il perno dell’Earth Day del 22 aprile 2021, che, con lo slogan “Restore Our Earth”, intende sensibilizzare e attuare iniziative per prevenire i prossimi disastri dovuti al cambiamento climatico e alla distruzione ambientale. Partire dalla nozione di base che le materie plant-based assorbono CO2 già presente nell’atmosfera, prevenendo così il surriscaldamento della Terra, significa dire che il packaging ha un impatto non da poco sul cambiamento climatico.
Grazie al tecnologo che collabora con Acquainbrick Marco Benedetti, Direttore Ricerca e Sviluppo della società di consulenze industriali Green Evolution e Vicepresidente dell’associazione nazionale Chimica Verde Bionet (www.chimicaverde.it), conosciamo valide informazioni a tal proposito:
- una ricerca del Politecnico di Milano ha calcolato il GWP (global warming potential), evidenziando l’impronta negativa della plastica sull’ambiente: dall’estrazione del petrolio fino alla produzione, ci sono 5,1 kg di CO2 (gas serra) per 1 kg di Pet, in altre parole circa 25 bottiglie di acqua da 1 litro. A conferma di ciò la certificazione Nordik Ecolabel ha calcolato il rapporto tra gas serra e quantità di prodotto in plastica con una stima di 6,5 kg/1kg
- Confrontiamolo con il biopolimero di origine vegetale (amido) pla di Natureworks™, dato di Nordik Ecolabel: qui si parla invece di un rapporto di 2,6 Kg di gas per 1kg di prodotto, quindi circa 2,5 volte meno del Pet.
Non è un caso dunque che anche colossi del food abbiano rizzato le orecchie e si stiano adattando a queste nuove necessità globali. La stessa Coca-Cola ha recentemente lanciato KeelClip, un nuovo sistema di imballaggio in carta Fsc proveniente da filiera responsabile e 100% riciclabile, che consentirà di ridurre del 50% le emissioni di Co2 e risparmiare 450 tonnellate di plastica all’anno. https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2021/03/25/nuovo-packaging-ecologico-coca-cola-lancia-keelclip_85450bd1-f67c-40ba-99eb-61b58623d064.html
Così come davvero numerosi sono i clienti di Acquainbrick, operanti nel settore della ristorazione, che stanno abbracciando un comportamento responsabile nei confronti degli involucri usati per il servizio delivery e take away: in primis posate e ciotole in CPLA e, ovviamente, acqua in cartone!
Seguiteci nei prossimi appuntamenti con Think Green per sapere di più su obiettivi di riciclo, economie circolari e ricerche sempre più innovative!
Il cartone e gli altri imballaggi alimentari
Tutto quello che c’è da sapere sui vantaggi del cartone e sull’impatto climatico dei packaging alimentari.
- Ufficio Stampa
- Aprile 20, 2021
- 8:00 pm
Il contenitore per alimenti in cartone è il materiale più vantaggioso e sostenibile: perché?
Comparato a plastica e vetro, il cartone risulta essere attualmente il materiale ideale per gli imballaggi alimentari. Vediamo i motivi:
- i contenitori di cartone sono per almeno il 75% a base cellulosica, quindi riciclabili attraverso la filiera della carta; la carta è una materia rinnovabile, derivata da una fonte naturale che continua a ri-crescere in natura, gestita da filiere sostenibili certificate IFS;
- la carta è prodotta dalle foreste che, se gestite responsabilmente, sono efficaci depositi di carbonio, in quanto assorbono CO2 e rilasciano ossigeno tramite la fotosintesi;
- i cartoni per bevande hanno una delle impronte di carbonio più basse; (fonte: ACE https://www.beveragecarton.eu/about-beverage-cartons/)
- più compatto e funzionale, il packaging in cartone ottimizza lo spazio di stoccaggio e di conseguenza implica un minor utilizzo di trasporto su gomma, ergo minor inquinamento: un camion caricato con cartoni pieni trasporta circa il 95% di prodotto e solo il 5% di confezioni.
Rispetto alle bottigliette in plastica di piccolo formato, definite “acqua da passeggio”, il brick in cartone di Acquainbrick utilizza il 70% di materia fossile in meno. Le ridotte emissioni di CO2 sono quindi dovute alla minor quota di plastica di questa confezione, composta al contempo da un minimo di 70% di materia vegetale rinnovabile.
Ma attenzione, non stiamo parlando di un packaging plastic-free: stiamo assicurando che la presenza di plastica fossile è notevolmente inferiore rispetto a qualsiasi altro imballaggio alimentare sul mercato. Per altro il cartone, fornito da Tetra Pak, proviene soltanto da carta certificata FSC® (Forest Stewardship Council), ONG internazionale che definisce gli standard della gestione responsabile delle foreste e promuove la protezione ambientale, la giustizia sociale e la sostenibilità economica.
Il cartone costituisce dunque l’armatura del flacone, interamente riciclabile. La struttura multistrato è poi composta da altri elementi per poter essere funzionale, seppur con minori quantità di impiego:
- polietilene al 34%: protegge dall’umidità esterna e trattiene i liquidi; il tappo è inoltre composto da polietilene derivante dalla canna da zucchero.
- alluminio al 5%: lo strato è 8 volte più sottile di un capello umano e funge da barriera contro ossigeno, luce e batteri preservando i sapori, i valori nutrizionali e organolettici di ciò che contiene.
Plastica riciclata e vetro: le criticità
Per quanto riguarda il tema della “plastica riciclata”, oggi si sente parlare spesso di Green Pet (Rpet): alcune bottiglie sono in parte costituite da plastica già usata. Un’analisi LCA per conto della Parmalat, conferma che confrontando una bottiglia di Pet vergine con una di Pet al 50% rigenerato, l’impronta ambientale riesca a migliorare del 20%. (https://www.parmalat.it/media/Report-finale-LCA-Parmalat-rev-fin-04.05.2020.pdf) Nonostante la rigenerazione, resta il problema di ciò che non viene riutilizzato e come viene smaltito.
Un’altra alternativa al cartone potrebbe essere rappresentata dal vetro, che viene percepito come più sicuro e meglio adatto a contenere i generi alimentari. Ma la produzione del vetro necessita di silicio, quindi una fonte non rinnovabile, e di un importante utilizzo di calore. In generale possiamo dire che una bottiglia in vetro da 600 grammi ha un impatto climatico circa 400 volte in più di un brick dal peso di 30 grammi. Inoltre il suo processo di riciclo è molto più lungo: si stimano circa 700 ricicli prima di re-immettere in commercio un contenitore in vetro rigenerato.
Per tutte queste ragioni ne deriva che il materiale più virtuoso fra tutti sia il cartone.
I materiali plant-based combattono il cambiamento climatico
Come già anticipato, grazie a migliori pratiche di gestione forestale, le foreste sono in grado di produrre una maggiore resa di legno e quindi assorbire sempre più CO2 dall’atmosfera, come se il carbonio venisse “trattenuto” all’interno dell’albero.
L’impegno nel contrastare il “global warming” è il perno dell’Earth Day del 22 aprile 2021, che, con lo slogan “Restore Our Earth”, intende sensibilizzare e attuare iniziative per prevenire i prossimi disastri dovuti al cambiamento climatico e alla distruzione ambientale. Partire dalla nozione di base che le materie plant-based assorbono CO2 già presente nell’atmosfera, prevenendo così il surriscaldamento della Terra, significa dire che il packaging ha un impatto non da poco sul cambiamento climatico.
Grazie al tecnologo che collabora con Acquainbrick Marco Benedetti, Direttore Ricerca e Sviluppo della società di consulenze industriali Green Evolution e Vicepresidente dell’associazione nazionale Chimica Verde Bionet (www.chimicaverde.it), conosciamo valide informazioni a tal proposito:
- una ricerca del Politecnico di Milano ha calcolato il GWP (global warming potential), evidenziando l’impronta negativa della plastica sull’ambiente: dall’estrazione del petrolio fino alla produzione, ci sono 5,1 kg di CO2 (gas serra) per 1 kg di Pet, in altre parole circa 25 bottiglie di acqua da 1 litro. A conferma di ciò la certificazione Nordik Ecolabel ha calcolato il rapporto tra gas serra e quantità di prodotto in plastica con una stima di 6,5 kg/1kg
- Confrontiamolo con il biopolimero di origine vegetale (amido) pla di Natureworks™, dato di Nordik Ecolabel: qui si parla invece di un rapporto di 2,6 Kg di gas per 1kg di prodotto, quindi circa 2,5 volte meno del Pet.
Non è un caso dunque che anche colossi del food abbiano rizzato le orecchie e si stiano adattando a queste nuove necessità globali. La stessa Coca-Cola ha recentemente lanciato KeelClip, un nuovo sistema di imballaggio in carta Fsc proveniente da filiera responsabile e 100% riciclabile, che consentirà di ridurre del 50% le emissioni di Co2 e risparmiare 450 tonnellate di plastica all’anno. https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2021/03/25/nuovo-packaging-ecologico-coca-cola-lancia-keelclip_85450bd1-f67c-40ba-99eb-61b58623d064.html
Così come davvero numerosi sono i clienti di Acquainbrick, operanti nel settore della ristorazione, che stanno abbracciando un comportamento responsabile nei confronti degli involucri usati per il servizio delivery e take away: in primis posate e ciotole in CPLA e, ovviamente, acqua in cartone!
Seguiteci nei prossimi appuntamenti con Think Green per sapere di più su obiettivi di riciclo, economie circolari e ricerche sempre più innovative!